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Addio a Beckenbauer: fu Kaiser Franz, fece la storia

di Roberto Chiesa
9 gen 2024
Franz Beckenbauer

Per molti titolisti l'ultimo Kaiser, ma Franz Beckenbauer è molto di più. Centoottantuno centimetri di bravo ragazzo figlio di un impiegato e nipote di un calciatore. E soprattutto libero. Di spirito e ruolo, che in un certo senso ha inventato. Lo staccarsi dietro la linea dei difensori e il salire a portare la palla ne hanno fatto il primo interprete post moderno. Un po' Scirea prima di Scirea, un po' Baresi prima di Baresi. E due romanzi: la nazionale, 20 anni in 103 puntate; il Bayern 575 volte tra Bundesliga e Coppe varie.

Infinita la bacheca: 5 campionati, 3 Coppe dei Campioni, 4 di Germania, Una delle Coppe e un'altra Intercontinentale. Per tralasciare i tre campionati statunitensi conquistati a fine carriera quando vendendo polvere di stelle si rimediavano tanti dollaroni. Divenne Kaiser Franz nel Mondiale del '66 perso in finale con l'Inghilterra con un gol che non c'era, e poi quello del '70 e gli ultimi 25 minuti della partita del secolo con l'Italia giocati con la spalla lussata e il braccio al collo perché i cambi erano finiti. Nel '74 la vittoria contro la meravigliosa olanda del meraviglioso Crujiff.

Campione del Mondo in campo e poi da CT anticipando il brasiliano Zagallo e il francese Deschamps. Ma Beckenbauer ebbe anche una terza carriera, da dirigente, Presidente del Bayer Monaco e Presidente del Comitato organizzatore dei Mondiali tedeschi del 2006. Tristi  invece gli ultimi tempi. Il parkinson, gli occhi quasi spenti, il cuore fuori controllo. E la morte, annunciata sui social dalla sua famiglia, che ha sempre protetto e dalla quale sempre è stato protetto.

Se n'è andato qualche tempo dopo Bobby Charlton e un paio di giorni dopo Mario Zagalo. Tre immortali convocati forse non a caso tutti insieme.





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