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Chiuso il Festival di Sanremo, scoppia la polemica: dimenticato Raoul Casadei

Roberto Chiesa, autore del libro “La canta dell'uomo semplice e felice” dedicato al re del liscio, giudica “grave” il suo mancato ricordo durante i giorni della kermesse

7 feb 2022

È sabato sera, sul palco del Teatro Ariston sta per finire Sanremo e ormai è chiaro che nessuno ricorderà il re del liscio, Raoul Casadei, morto per Covid a marzo 2021. L'amarezza prende il sopravvento e il figlio Mirko, a capo dell'orchestra Casadei, si sfoga sui social: “Visto che il Festival non lo ha ricordato lo faccio io con alcune delle sue più belle canzoni. W Raoul sempre”. E posta un medley dei sui successi, da “Liscio 70” a “Romagna Mia”. Un romagnolo Raoul dimenticato da un altro romagnolo, Amadeus, che a Ravenna è nato e ha trascorsi i primi anni di vita. Ieri la protesta continua su Facebook e Instagram attraverso le parole di Roberto Chiesa, giornalista di Rtv, che sulla famiglia Casadei ha scritto un libro.

“Credo che gli italiani si uniscano per due grandi eventi – commenta Chiesa -, che sono i Mondiali di calcio e il Festival di Sanremo. E come non è possibile pensare a un Mondiale senza ricordare Maradona, credo sia stato grave che Sanremo non abbia ricordato Raoul Casadei che ha fatto ballare tutti gli italiani e che musicalmente è stato uno dei più grandi innovatori del nostro tempo”.



A seguire le due figlie del re del liscio, Carolina e Mirna. La prima condivide il post di Chiesa e la seconda ne scrive uno suo: “Mi aspettavo di sentire il suo nome, non dico una cover, non chiedo tanto, sarebbe bastato anche solo un applauso, un omaggio, una parola”. E poi ancora: “Mi dispiace Festival di Sanremo e Amadeus, ma stavolta avete pestato una cacca, che non ha deluso solo me ma tutti gli italiani”. Stessa sorte toccata l'anno scorso al batterista dei Pooh, Stefano D'Orazio, finito nel dimenticatoio e omaggiato solo quest'anno dalle Vibrazioni durante la loro esibizione. E pensare che Casadei, come il gruppo bolognese che nel 1990 arrivò primo, partecipò proprio al Festival di Sanremo con “La Canta”, nel 1974.  Amatissimo dai romagnoli e da tutti gli italiani, la sua musica è diventata immortale ben prima della sua scomparsa.

Casadeirappresenta la cartolina della Romagna del mondo, la laboriosità, la generosità, l'estro. Rappresenta una generazione che ha scoperto che oltre a lavorare c'era il diritto anche al tempo libero, quindi a ballare, a divertirsi e a guardare al futuro con ottimismo e a sorridere sempre”, conclude l'autore del libro “La canta dell'uomo semplice e felice”.

Nel video l'intervista a Roberto Chiesa, giornalista e scrittore





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