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Focus su disagio giovanile e baby gang, il questore Lavezzaro: "L'arma vincente è la prevenzione"

Lunedì il convegno promosso dal gruppo giovani musulmani di Rimini e organizzato dall’assessorato per le politiche giovanili

di Monica Fabbri
10 mar 2023
Le interviste a Francesca Mattei e Rosanna Lavezzaro
Le interviste a Francesca Mattei e Rosanna Lavezzaro

Bullismo, cyberbullismo, baby gang: parole che abbiamo imparato a conoscere, fenomeni che il Covid ha acutizzato. Sono le tante facce del disagio giovanile, alimentato da isolamento e marginalità. Tema complesso, che richiede un approccio preventivo oltre che di contrasto. Se ne parlerà lunedì, durante il convegno nato su iniziativa del gruppo giovani musulmani di Rimini, proposta subito sposata dall’assessorato per le politiche giovanili del Comune. Sfida già messa in campo dall'educativa di strada, che intercetta i giovani che frequentano luoghi di aggregazione, dai centri commerciali ai parchi del centro storico. “Vorremmo farlo – dice l'assessora Francesca Mattei - anche nei quartieri periferici, dove i ragazzi si sentono più abbandonati”. Quello delle bande giovanili multietniche è un problema che travalica l'Italia e che il questore di Rimini Rosanna Lavezzaro reputa di importanza strategica. Cosa – si chiede - non siamo stati capaci di vedere, di leggere fra le righe, di interpretare? Ad un tema così complesso non ci sono risposte semplici. “Il mio compito è garantire e tutelare sicurezza e ordine pubblico – afferma - ma non mi basta”.

E l'arma vincente è proprio in quel passo in più, nel voler capire. Sono stati identificati tutti i ragazzini autori delle risse degli ultimi sei mesi nel centro cittadino. E incontrarli di persona, accompagnati dai genitori, fa un certo effetto. “E' impressionante – racconta il questore - come il ragazzino che io vedo magari nel video che ho recuperato su internet o dalle telecamere di videosorveglianza non abbia nulla a che vedere col ragazzino che invece poi si presenta da noi, magari col papà e la mamma. Vorrei tanto che la prevenzione funzionasse proprio per evitare che questi ragazzi, all'età di 14/15 anni, imbocchino delle strade che potrebbero essere senza ritorno”.





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