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FOTOGRAFIA IN CANTINA: FEMîNA

27 apr 2017
FOTOGRAFIA IN CANTINA: FEMîNA
Tre artiste a confronto, tre fotografi al ‘femminile’ che muovono o hanno mosso in passato la propria ricerca espressiva tematizzando se stesse, ovvero la forma specifica (e unica) della realtà ‘femminile’ che le connota socialmente. Chiara Medici, Natascia Rocchi e Simona Tombesi venerdì 28 aprile 2017 alle 19.00 saranno protagoniste di FEMîNA seconda serata della rassegna "Fotografia in Cantina", promossa dal Consorzio Vini Tipici di San Marino per raccontare ed esplorare le straordinarie possibilità espressive del mezzo fotografico.
Chiara, Natascia e Simona esprimono sé unitamente alla propria specifica ‘femminilità’ attraverso la fotografia, nella modalità dell’arte. Donne fotografe che osservano attraverso il medium artistico la propria identità ‘femminile’, così uguale e così diversa. L'incontro, ad ingresso libero, si terrà presso il Wine Shop (Strada Serrabolino, Valdragone) per una serata accompagnata dalla selezione musicale in vinile del Dj Roberto Giacomini.
“Dopo la serata dello scorso 30 marzo con Marco Vincenzi e le fotografie dedicate a Borgo Maggiore – sottolinea Paul Andolina, Direttore Marketing Consorzio Vini Tipici RSM – con questo secondo appuntamento di "Fotografia in Cantina" proseguiamo nell'esplorazione e nel racconto del mondo davanti e dietro l'obiettivo fotografico, questa volta con tre fotografe molto interessanti. Per noi si tratta di un'altra importante tappa del percorso culturale che il Consorzio sta sviluppando anche in questo 2017, accreditando il wine shop, oltre che come punto di promozione delle eccellenze enologiche del territorio sammarinese, come speciale contenitore di eventi unici, in questo caso valorizzando tre giovani artiste dalla "voce" davvero
peculiare”.

PRESENTAZIONE DELLE ARTISTE

CHIARA MEDICI

Chiara Medici darà voce ad “Unsolved Puzzle”, un’opera fotografica che nasce dalla necessità di osservarsi in un determinato momento della vita, in un contesto di transizione, personale e geografico; una condizione in cui l’autrice si è trovata a vivere alcuni anni fa, quando si trovava negli Stati Uniti.
Fotografare il proprio corpo, ma anche un certo “paesaggio”, o delle particolari scene che lo rappresentano, è stato il modo per dare avvio ad un’auto-osservazione su una particolare condizione personale, che Chiara stava attraversando all’epoca. Parliamo di fotografie dalla forma accattivante, dai colori caldi e cupi, che prendono origine dalle immagini introiettate durante l’età dell’infanzia, quando leggeva o le leggevano storie e racconti fantastici, su libri dalle illustrazioni fantasmagoriche.
Attraverso questo suo lavoro, l’autrice mette in atto un processo di auto-osservazione, che però la conduce verso una dimensione altra, divenuta specifica solo in quella sua esperienza.
Una dimensione che può essere colta dalla visione dell’intera sequenza di immagini, anzi dal ‘puzzle’ fatto di tante fotografie: un unico stato delle cose, un’atmosfera misteriosa e perturbante, sulla quale Chiara intende oggi interrogarci.
Tra le immagini è possibile distinguere degli autoritratti, ma - come dicevo - ci sono anche molti paesaggi e oggetti. Come l’immagine del suo corpo non intende parlarci unicamente di se stessa, in egual misura, le fotografie dei luoghi e degli oggetti non sono solo una loro descrizione; tutte queste immagini, nel loro insieme, intendono permettere all’osservatore di percezione un’atmosfera unica, misteriosa e perturbante, che sembra essere attrattiva per la persona di Chiara.
Il tentativo dell’autrice è quello di metterci nelle condizioni di percepire questa sua opera come se tutti quanti gli elementi che la costituiscono possano essere da noi riconosciuti, perché simbolici, archetipici, di un immaginario collettivo che si concretizza in diverse, libere e specifiche storie personali.

NATASCIA ROCCHI
Natascia dice di aver iniziato a fotografarsi quando incontrò la necessità di avere una foto di sé da destinare al proprio “profilo”, per un social network. L’approccio diretto verso di sé, con l’autoritratto, o attraverso ritratti scattati dagli amici, non l’ha mai soddisfatta, così in quella occasione si orientò verso una foto del “cielo azzurro che teneva imprigionato il volo scomposto di cinque gabbiani”. Questo è accaduto nel febbraio dell’anno 2013 e di lì è iniziata la sua ricerca fotografica attraverso l’autoritratto, per trovare una fotografia di sé che “per grazia, armonia, forma, sensualità, eleganza, sincerità, mi piacesse”.
Dopo alcuni mesi di tentativi è arrivato il primo risultato e quella fotografia non svelava molto, non era a pieno volto. Natascia ci parla di sé, ma spesso senza mostrarsi, lasciando intravvedere aspetti e parti della sua persona, senza mai indicarci il tutto. Sicuramente, si compiace nelle immagini che costruisce di sé, del suo corpo, quasi mai del suo volto. Dice di fotografarsi per Amore, e che, incidentalmente, la fotografia ha avuto in lei anche una funzione terapeutica orientata all’armonia. La forma di donna in cui Natascia si ama ritrarre è una
donna d’altri tempi, adorna di veli e di grandi cappelli, anche se attraversata da una carnalità molto contemporanea: il profumo della sua ‘femminilità’ in un corpo di donna.
Ora è interessata dalle associazioni delle parti, che restituiscono un tutto, che però è altro dalle immagini di partenza. Dei collage di non solo fotografie; immagini che recupera e che scatta e poi assembla. Atomi che definisce instabili a cui dona una stabilità, così come se stesse agendo su di sé, cambiandosi nelle forme fantastiche che si vengono a creare negli accostamenti; “fondendo, legando, saldando, colando insieme pensieri fotografici diversi”. Le piace pensare che quello che lega a sé in queste immagini possa essere di chiunque, e che sia il piacere ad orientare le sue scelte.
Natascia dice: “Ho un baule di fotografie di famiglia e di viaggi. Ho un cassetto pieno di stampe di autoritratti e ritratti fotografici di amici, fatte da me e da altri. Ho una stanza piena di riviste di moda, di antiquariato, sulla natura, per apicoltori, di fotografia, di architettura, di viaggio, di musica. Ho un giardino pieno di fiori spontanei, di rose selvatiche, di siepi profumate, di erbe aromatiche, di trifoglio e di erbacce. Ho quarantacinque anni di vita, di esperienza, di studio, di scuola, di amicizie, di dubbi, di crepe, di interessi, ma anche di scrupoli” e da tutto questo
ricava le immagini di ultima generazione, le ultime, in ordine di tempo. Quelle che produce per poi pubblicarle sui social; una vetrina dove si mostra (tenendosi anche molto nascosta) e dove si confronta con sé e con gli Altri, alla ricerca di nuova energia.

SIMONA TOMBESI
Simona Tombesi in arte è “LALULONA”: un blog dove tematizza sé utilizzando una forma ironica per far emergere e poter affermare la propria emancipata dimensione ‘femminile’ che ha scoperto essere stata sotto soglia per tanto, troppo tempo. Dopo un anno di fotografie che la vedono mostrare sé nei momenti più diversi della sua giornata (quelli di cui normalmente non si parla e che fanno parte del “back stage”) ha deciso di teatralizzare le sue nuove fotografie; gli autoritratti in costumi da mare, con tanto di cuffie, che hanno costituito la linea “Lalulona Beachwear: per tutte quelle donne che vogliono essere seducenti e di tendenza anche in spiaggia”. Una collezione di costumi da bagno che rievoca gli anni ’50 e ‘60, con una nota futurista, prodotti con materiali leggeri e confortevoli, abbinati a delle cuffie 100% biodegradabili e fatte su misura.
A proposito di ‘femminilità’, la linea (o serie di fotografie) “Lalulona Beachwear” rappresenta lo stile ideale di una donna forte, vivace e mistica, che non esclude un tocco di eleganza. Sulla ‘femminilità’ e sul ‘femminile’ è anche orientata la riflessione autobiografica che connota l’ultima sua serie di autoritratti: “Ah !! ti sei rasata i capelli? Stavi meglio prima, hai perso la tua femminilità, ora si che sembri un bel maschietto”. Sono queste frasi che ronzavano in testa all’artista quando decise di radersi a zero i capelli. Un periodo lungo due mesi di indecisione,
poi ha deciso di affrontarsi, di mettersi allo specchio e condividere collettivamente questo suo stato. Degli autoritratti scattati con un iphone, al ‘maschile’. “Se la testa rasata ti porta a vedermi così, allora posso essere chiunque io voglia. Posso assumere qualsiasi fattezza che tanto quello che vedo io sarà sempre diverso da ciò che vedi tu. Anzi, chiederò a degli amici di scrivermi una storia sulla persona che vedranno nello scatto fotografico che deciderò di mostrare loro, così da poter assumere l’identità (e la storia) di chiunque. La realtà che rappresento per ognuno di voi sarà nella forma che voi mi darete attraverso la storia, tanto si tratta sempre della vostra realtà, non della mia. O meglio, la realtà che voi decidete per me
sarà nella forma che io vi darò, che è realtà per me e non per voi; e per me stesso io non ho altra realtà se non nella forma che riesco a darmi” parafrasando Pirandello da “Uno, nessuno e centomila”.

BREVI CENNI BIOGRAFICI

Chiara Medici

Chiara Medici è una fotografa indipendente con base a Rimini, è co-fondatrice dello spazio RIU-project dedicato alla ricerca sulla fotografia contemporanea, ed è fondatrice dello studio di fotografia commerciale “effe[11]fotografia”. Nei suoi lavori personali si interessa ai temi legati alla memoria, sia personale che collettiva, e all’idea di perturbante (o uncanny). Spesso, nei suoi lavori, questi due elementi coesistono. Si è formata in Spagna con il collettivo efedePhoto e all’ICP di New York, dove inoltre ha lavorato per oltre un anno come assistente presso l’istituto Art Council di Princeton (NJ). Chiara ha esposto negli Stati Uniti, in Spagna ed in Italia ed alcuni suoi lavori sono rappresentati dall’Agenzia Millennium Images di Londra.

Natascia Rocchi
Natascia Rocchi è nata a Cesena, sotto il segno dei pesci. All’Università frequenta studi giuridici e dopo la laurea persegue l’abilitazione per la professione di avvocato e lavora con fermezza presso uno studio legale occupandosi in modo particolare di diritto di famiglia e più in generale di diritto civile. Intorno alla fine degli anni novanta s’innamora, si sposa, mette al mondo un figlio e decide di cambiare completamente vita abbracciando in pieno il lavoro del marito. Tutt’ora insieme, studiano, progettano e vendono ‘scarpe’: una linea di calzature creata da loro, che hanno diffuso in tutta Italia, insieme ad altri marchi. La sua innata passione per la fotografia, inizialmente soprattutto per quella di Moda, le consentirà di seguire le
campagne fotografiche e la comunicazione dei marchi che rappresenta. Nel 2012 scopre Instagram dove posta la sua prima fotografia; uno straordinario ‘Social’ che le permette di rimanere collegata a tutto il mondo popolare della fotografia. Nel 2013, attraverso un workshop con Mario Cresci, ha il suo primo approccio con la fotografia concettuale. Nel 2014 conosce l’artista Silvio Canini col quale costruisce un’importante amicizia fotografica e con cui ha l’onore di lavorare in diverse iniziative e progetti, come ‘Archeologia a fuoco’, per la regione Emilia-Romagna.

Simona Tombesi
Simona Tombesi è una fotografa riminese di nuova generazione, nata artisticamente con Internet, attraverso l’uso di un blog personale. Poco più che trentenne, si presenta così: “Mi piace fotografare, amo i gattini e odio le zanzare” e aggiunge di aver iniziato a pubblicare fotografie di sé sul blog “lalulona” nel dicembre 2014, su consiglio dell’eclettico fotografo riminese, Enrico De Luigi, detto Chico. Dopo quasi un anno di fotografie pubblicate viene invitata a presentare questo suo lavoro presso RF64 Spazio Minimo a San Marino. Nei mesi di novembre e dicembre del 2015 espone una serie di fotografie, nate da un workshop svoltosi con l’artista Giulia Marchi, in una mostra collettiva dal titolo “nove_minime”, tenutasi al Museo
della Città di Rimini. Nello stesso periodo viene invitata a presentare il suo lavoro di fotografa- blogger dall’associazione riminese T.club. Nell’anno 2016 il blog “lalulona” si arricchisce di una nuova serie di fotografie dal titolo “Lalulona Beachwear”, che nel mese di settembre sono state esposte al “FotoConfronti Off” di Bibbiena (AR). Nell’ottobre 2016 è stata invitata dall’associazione “Cultura e Immagine” di Savignano sul Rubicone, a presentare il suo lavoro autoriale nella rassegna “A Savignano Guardiamo. Serata con l’Autore”.

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