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Giornata Internazionale dei Diritti Umani: a San Marino occorre un vaccino che argini culturalmente il dilagare dell'indifferenza

9 dic 2020
Giornata Internazionale dei Diritti Umani: a San Marino occorre un vaccino che argini culturalmente il dilagare dell'indifferenza

Le persone con gravi disabilità non autosufficienti sono tra le più fragili della società sammarinese, eppure, nonostante le difficoltà aggiuntive determinate dalle regole restrittive imposte per il contrasto alla pandemia, stanno dimostrando di saper resistere e affrontare con grande forza e civiltà questa fase emergenziale. La loro capacità di superare situazioni di sofferenza e di emarginazione, che per altri sarebbero insopportabili, è data molto probabilmente anche dalla loro abitudine all’isolamento in un contesto sociale e culturale che, purtroppo, le giudica ancora secondo supposte e non meglio specificate abilità, oppure le considera persone malate e quindi da dover accudire solo dal punto di vista sanitario. Le parole commoventi e potenti pronunciate da Bryan Toccaceli nel corso di una trasmissione molto interessante della nostra Emittente di Stato andata in onda nella serata di ieri e, tanto più, alla vigilia della Giornata Internazionale dei Diritti Umani che si celebrerà domani, dovrebbero risuonare con forza nella coscienza di quei Funzionari, che nell'amministrare e dirigere questo settore, continuano a prediligere l’istituzionalizzazione della disabilità e insistono nel rafforzamento di inefficaci servizi a domicilio, ma temiamo che anche questo ennesimo appello cada nella totale indifferenza. Il rispetto dei Diritti fondamentali civili ed umani deve essere reale, soprattutto nella Repubblica di San Marino che sul riconoscimento di certi valori e principi ha fondato la propria storia millenaria. Basta con l'assistenzialismo pietistico che svilisce la dignità delle persone con disabilità e delle loro famiglie. Per la non autosufficienza servono risposte adeguate, moderne e capaci di abbattere quelle barriere, sia materiali che culturali, che impediscono di godere degli stessi diritti degli altri, quali la scuola, il lavoro e la socialità, con la possibilità quindi, di stringere amicizie, rapporti interpersonali, legami sentimentali e familiari, prevedendo quei servizi utili all’autodeterminazione delle persone con gravi disabilità. In altre parole, quegli strumenti funzionali alla loro Libertà. Per non dare l'impressione in Giornate importanti come quella di domani, di continuare a celebrare l’ipocrisia, è assolutamente necessario lasciarsi alle spalle il modello medico della disabilità e proiettarsi verso quello sociale indicato dalla Convenzione delle Nazioni Unite sui diritti delle persone con disabilità, perché di fronte alle parole di Bryan non si può rimanere in silenzio. I suoi pensieri rompono il campo inondato da fiumi di proclami vuoti e lasciano trasparire chiaramente quella che è la realtà prosciugata dei sostegni di cui ci sarebbe veramente bisogno. Nel suo appello e ancor più nella sua forza di volontà, andrebbero ricercati gli elementi utili per scoprire quel vaccino culturale, capace finalmente di fare la differenza e determinare il cambiamento verso una società resiliente, inclusiva e garante dei diritti umani per tutti.

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