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Tribunale: postò su Facebook un commento ritenuto offensivo; 300 euro di multa e risarcimento danni

Mattinata di udienze. All'attenzione del Giudice Adriano Saldarelli una serie di procedimenti non privi di spunti di interesse

6 mar 2024

A volte può costare caro ritenere i social una sorta di zona franca; perché l'epilogo può essere in un'aula di Tribunale. E' la sorte toccata ad un 53enne che aveva replicato ad un post, di un utente di Facebook, su un tema che aveva fatto scalpore: il cosiddetto “brindisi” del I Aprile. Secondo l'accusa l'imputato pubblicò un commento offensivo nei confronti del Direttore di GiornaleSM, che dal canto suo definì il caso una “bufala”. Toni – quelli dell'imputato - che esprimevano “totale disprezzo” verso Marco Severini, ha rimarcato la legale di Parte Civile. Dopo un vano tentativo di composizione bonaria, le conclusioni. La Difesa ha basato l'arringa su due linee; ricordando innanzitutto come l'imputato avesse sempre negato di essersi rivolto alla parte lesa: non espressamente indicata nel commento. E poi un riferimento al “libero esercizio della critica”. Tesi che tuttavia non hanno convinto il Giudice Saldarelli: multa di 300 euro, come richiesto dalla Procura del Fisco; e risarcimento da quantificare in sede civile.

Inflitti in precedenza 9 mesi di prigionia, pena sospesa, ad un giovane del Viterbese accusato del furto di due computer da recapitare a San Marino. All'epoca era dipendente di una ditta di Rimini, come autotrasportatore. Si sarebbe anche impossessato dei pagamenti destinati al proprio datore di lavoro; che dovrà essere risarcito per 2.000 euro. Contumace, però, l'imputato.

Infine l'avvio del processo per calunnia nei confronti di un commerciante d'auto. Presentò una denuncia contro ignoti, sostenendo di non conoscere una vettura che risultava invece intestata alla propria ditta. In realtà – spiega il suo Avvocato – l'aveva acquistata un anno e mezzo prima per conto terzi. Ma il passaggio di proprietà non venne poi perfezionato, e l'imputato si sarebbe in seguito dimenticato di quella macchina. Un “errore in buona fede”, ad avviso della Difesa; che ha richiesto invano la riunificazione con altri processi che prenderanno il via il 18 marzo. Fra questi un procedimento in apparenza speculare ad un altro iniziato tempo fa in Italia, con al centro la vendita di Rolls Royce a Mohammed Ali Turki: nome legato in modo inscindibile ad una vicenda, quella del CIS, che continua ad animare la cronaca giudiziaria. Stando ad un legale del commerciante di auto il processo riminese si sarebbe concluso pochi giorni fa, con un'assoluzione. Probabile, a questo punto, sia sollevata dalla Difesa l'eccezione del “ne bis in idem” nell'udienza che si terrà fra 12 giorni al Tribunale di San Marino.





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