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Elezioni, si lavora alle liste elettorali: Letta e Calenda non vogliono candidare "personalità divisive"

I primi a sottrarsi al diritto di tribuna sono Sinistra Italiana e Verdi e Matteo Renzi: "Non mi chiamo Luigi Di Maio", attacca

3 ago 2022

Ieri l'accordo sottoscritto tra Letta e Calenda, che prevede, tra le altre cose, di non candidare “personalità divisive” nei collegi uninominali, offrendo il “diritto di tribuna” in Parlamento ai leader dei vari partiti che rischiano di non arrivare al 3%. Per fare un esempio, i parlamentari di Verdi e Sinistra Italiana sono considerati troppo radicali da Calenda, quindi l'unica speranza di entrare in Parlamento, per loro, si basa sui voti da ottenere a livello nazionale sulla scheda dei collegi plurinominali, in cui ogni partito si presenta di fatto da solo. Fratoianni e Bonelli oggi incontrano Letta, ma al momento sono orientati a rifiutare l'offerta.

Anche Matteo Renzi dice di aver detto no alla medesima proposta: “Mi chiamo Matteo Renzi, non Luigi Di Maio – ha attaccato – meglio rischiare di perdere il seggio che avere la certezza di perdere la faccia”, ed ha poi aggiunto “La nostra vittoria è a portata di mano, ci basta il 3% per entrare in Parlamento e giocare lo stesso ruolo, decisivo, della scorsa legislatura. Col 3% abbiamo portato Draghi, ci riproveremo”, conclude. In realtà Di Maio è ancora incerto, mentre Giuseppe Conte, M5S, annuncia di voler passare dalle parlamentarie per scegliere i suoi candidati, e di non avere ancora deciso dove presenterà la propria candidatura.





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