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"Quando la sanità diventa un’eccellenza": la lettera di un padre alla chirurgia dell'Infermi

12 feb 2022
Immagine di repertorio
Immagine di repertorio

Il dolore per la malattia di una figlia e la speranza di un padre che mette la sua vita nelle mani dei professionisti della sanità. Luca si è trovato ad affrontare la sfida più dura per un genitore: la malattia della figlia. In tempi di covid e ospedali piedi, alla paura per la diagnosi si sommano le preoccupazioni per le tempistiche di ospedali pieni e medici oberati. Luca ha quindi deciso di prendere carta e penna, gli attrezzi del mestiere per lui, e mettere nero su bianco la professionalità, l'umanità e l'accoglienza che ha trovato al reparto di chirurgia dell'Ospedale Infermi di Rimini. La gioia per l'esito dell'intervento unito al ringraziamento profondo per l'empatia regalata ai pazienti e alle loro famiglie da un reparto che in silenzio lavora nell'eccellenza: con amore, come scrive Luca è "un termine scomodo, apparentemente distante dalla quotidianità e vagamente utopico, ma in realtà è da lì che le cose belle prendono forma e poi si compiono".

Di seguito la lettera integrale:

Quando la sanità diventa un’eccellenza

Se fai il giornalista e il documentarista le notizie le racconti, il dolore lo incontri strada facendo. Forse anche per questi motivi quando il dolore bussa alla tua porta e non sei stato tu a intercettarlo, tutto assume un contorno quasi surreale, circondato da un alone di apparente impossibilità. Una figlia malata, la tiroide da asportare. È il nemico che ti colpisce alle spalle, una storia antica come il mondo. Nel mezzo di questa situazione imprevista e intrisa di dolore, il mio amico più caro che si chiama Maurizio e vive a Riccione mi tranquillizza subito e mi dice: “Luca, vai subito da Gianluca Garulli, è il Direttore della chirurgia dell’ospedale “Infermi” di Rimini, ti troverai benissimo.” Ed io eseguo alla lettera. Prenoto una visita, siamo a dicembre 2021 e lui con grande serenità innanzitutto ci rassicura sull’esito positivo e risolutivo dell’intervento a cui si dovrà sottoporre mia figlia. In tempi di Covid e di ospedali intasati, da quel momento faccio il mio ingresso in una bolla dove prende forma il mondo che vorrei. Anzi, quello che tutti vorremmo e che quando si manifesta, quasi nessuno ha tempo e voglia di raccontare. Errore gravissimo. Le visite di preparazione si susseguono con una puntualità quasi maniacale. Nulla è lasciato al caso, semplice intuire che la squadra lavora da squadra e quando questo accade, in qualsiasi settore, possono accadere esclusivamente cose belle. Il reparto è immacolato, ogni cosa è curata nel dettaglio, il tanto decantato pressappochismo all’italiana lì dentro non trova spazio. Esiste poi un altro elemento che va oltre l’abilità dei medici, dei paramedici e della mano esperta del chirurgo. Si chiama empatia, ovvero la capacità di regalare le parole giuste al momento giusto evitando di scivolare dentro l’abitudine al dolore altrui. In chirurgia, a Rimini, tutto il personale non è vittima di questo genere di assuefazione, quella che ti porta a non guardare le persone agli occhi, a non sorridere, a trasformati in un semplice e insignificante numero utile per qualche statistica sul numero degli interventi compiuti in reparto e poco altro. Spero possiate fare a meno della qualità di questa eccellenza, ma sappiate che ogni santo giorno, senza finire sui giornali, in quel reparto ci sono persone che lavorano con amore e professionalità. Già, la parola amore. Un termine scomodo, apparentemente distante dalla quotidianità e vagamente utopico, ma in realtà è da lì che le cose belle prendono forma e poi si compiono. Parlo al telefono con il Dottor Gianluca Garulli, mi rassicura sull’esito positivo dell’intervento appena compiuto e io lo ringrazio per tutto, poi aggiungo che siccome scrivere è il mio lavoro, avrei buttato giù qualche riga su questa esperienza. Mi ascolta con attenzione e poi aggiunge: ”Grazie, abbiamo tutti un disperato bisogno di good news - lo ripete due volte - Oggi mi hai fatto iniziare la giornata con un bel sorriso.” Poi mi deve salutare perché come ogni giorno lo aspetta la camera operatoria. Esiste anche questa Italia. Non dimentichiamolo mai.

Luca Pagliari


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