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San Patrignano: il modello italiano per recupero della tossicodipendenza allo studio di medici ed esperti Usa

Il convegno è stato aperto dagli interventi del Ministro della Salute Speranza, del Sottosegretario Sileri e dell'Assessore regionale Donini

di Silvia Pelliccioni
26 ago 2022
le interviste a Jonathan Avery e Antonio Boschini
le interviste a Jonathan Avery e Antonio Boschini

L'intento è quello di mettere a confronto, far luce sui punti in comune e le differenze fra il metodo americano e quello italiano. Approcci diversi rispetto all'abuso di sostanze ma che si prefiggono di porre al centro la persona e il suo recupero. 

107mila vittime per overdose negli Stati Uniti nel 2021: è con questo dato drammatico che si è aperto il convegno “Percorsi di cura nelle dipendenze da sostanze in USA e in Italia”, organizzato da San Patrignano in collaborazione con il New York Presbyterian Hospital/Cornell Medical Center e il sostegno dell’Alexander Bodini Foundation e di Friends of San Patrignano.

Dilaga il Fentanyl oltreoceano, è emergenza farmaci oppiacei fra gli adolescenti, fenomeno partito dall’uso clinico per poi sfociare nell’abuso. Indispensabile trovare una soluzione. "Siamo qui per collaborare con la splendida comunità medica italiana, in particolare Sanpa. Gli Stati Uniti - ricorda Jonathan Avery, Direttore di psichiatria delle dipendenze al NYP - sono nel pieno di una terribile epidemia da oppiacei e abbiamo bisogno di incrementare le possibili opzioni per riuscire a venirne fuori e fornire a coloro che lottano contro la dipendenza quante più risorse possibili. E c'è molto che possiamo imparare dall'Italia, dalle varie comunità di recupero, dai loro programmi terapeutici, dai trattamenti per combattere lo stigma sulla persona. E da Sanpa, con il suo modello: che speriamo di portare in piccolo e in grande negli Stati Uniti". 

Modelli che se si incontrano nella parte medica e psicologica, seguono tuttavia percorsi differenti nella durata e presa in carico della persona. L'obiettivo è di passare sempre di più “dalla terapia alla cura e alla ricostruzione”, dando valore alla componente sociologica. "In questo momento per gli USA le soluzioni sono la riduzione del danno - spiega Antonio Boschini, responsabile terapeutico Sanpa - che vuol dire più che curare la dipendenza, curarne le complicanze ovvero il decesso. Però questo gruppo di medici ed esperti di New York ha avuto un occasionale contatto con San Patrignano, è rimasto colpito da un progetto che va oltre la riduzione del danno, ma in direzione di una cura. Vale a dire: la dipendenza si cura col farmaco ma se vogliamo arrivare ad un recupero pieno della persona e non solo al suo reinserimento sociale, sono comunque inevitabili degli interventi mirati a curare e a guarire quelle situazioni individuali, che sono sia psicologiche che sociali, che hanno determinato l'insorgenza della dipendenza. Nelle comunità cioè la droga viene vista non come la causa della dipendenza, ma viene considerata come un sintomo di un malessere della persona che era pre-esistente l'uso di sostanze". 

Interessante la riflessione su come combattere lo stigma che colpisce i tossicodipendenti presi in carico che restano vittime, emarginati o delinquenti, una polarizzazione sulle persone da superare. “E l'informazione non fa un buon lavoro” - si è detto. “I media americani raccontano sufficientemente bene il fenomeno – osserva Betsy McKay del Wall Street Journal – ma sono carenti nel fornire soluzioni al problema”. Concorda Viviana Daloiso di Avvenire: “In Italia – sostiene - la droga è al centro della cronaca, basica, sui giornali e percepita come elemento di contorno dello sballo e di condotte sfrenate, nessuno però si occupa di comunità e percorsi di recupero, un tema invisibile sui media”.

Nel video le interviste a Jonathan Avery, Direttore di psichiatria delle dipendenze al NYP e Antonio Boschini, responsabile terapeutico San Patrignano.





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