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Consiglio: dopo le nomine in Bcsm il confronto si sposta sul Fondo Monetario

10 mag 2018
Il Consiglio Grande e Generale
Il Consiglio Grande e Generale
Dopo la nomina rosa dei vertici di Banca Centrale - Catia Tomasetti alla presidenza dell'Istituto di Via del Voltone e Pierangela Gasperoni a quella del Collegio sindacale – i riflettori si spostano sul Fondo Monetario. In Aula il clima è pesante. Il Segretario alle Finanze rimane nel mirino dell'opposizione dopo i contenuti svelati dell'ordinanza sui Titoli, che portano l'opposizione – tranne Dalibor Riccardi - ad abbandonare l'Aula prima della nomina “per rispetto – spiegano – della professionalità di Catia Tomasetti” dato che “l'ordinanza del giudice Morsiani arriva a formulare ipotesi di reato, mostrando che la sfera di influenza del gruppo solidale formato da vertici di Bcsm, referenti Banca Cis e dalla galassia Confuorti ha interessato tutta l'operatività del governo sul sistema bancario”. Celli riferisce sulla partecipazione agli Spring Meetings.

Informa che è stato istituto il Comitato di stabilità finanziaria per rafforzare il coordinamento fra Governo e Banca Centrale e che è stata completata l'aqr. Massima attenzione a Carisp. “La dimensione del problema – dice Celli - non è sanabile senza un consistente intervento pubblico che dovrà essere accompagnato da una inevitabile robusta ristrutturazione interna. È auspicabile separare la sua situazione da quella delle altre banche per evitare un ulteriore decadimento dell'intero comparto.

Con l'intervento in Cassa di Risparmio il rapporto debito - pil passerà dall'odierno 22% circa al 55%. Le banche di proprietà privata possono essere risanate attraverso strumenti di intervento ordinari. La valutazione dei piani generali di sostenibilità sarà effettuata con criteri rigorosi e prudenziali e sulla base dei suoi esiti Banca Centrale adotterà provvedimenti e misure ritenuti opportuni.

Capitolo finanziamenti: si ribadisce la possibilità che con la cabina di regia del Fondo sia un pool di organizzazioni internazionali a supportare le esigenze del Paese. Infine l'appello ad agire in fretta, a non rinviare, speculando sulla crisi e sulle difficoltà. “Siamo dinanzi a ben altra sfida – dice Celli - che nulla ha a che fare con la tenuta di un governo e di una maggioranza, ma riguarda il presente e il futuro di tutti i cittadini sammarinesi”. Il dialogo non è più possibile – tuona Davide Forcellini – la democrazia del paese è stata violentata e distrutta”. Richiama ad una resistenza non violenta e attacca Celli per imposizioni che metteranno il paese in ginocchio. Con il passaggio dal 22 al 55% del rapporto debito-Pil, “a breve – avverte – serviranno almeno due patrimoniali all'anno solo per mantenere il debito”.
La Dc boccia il piano di indebitamento con il Fondo Monetario. “Richiederà provvedimenti recessivi che comprometteranno ulteriormente l'economia del paese – attacca Alessandro Cardelli. “E mancano – aggiunge – proposte di crescita dell'economia”. La maggioranza chiede di andare avanti e di farlo in fretta. “No alla politica delle bocce ferme e dei rinvii – dice Pierluigi Zanotti. “In passato – ricorda – c'era opacità su ciò che riguardava le banche”. “Il governo può andare a casa anche oggi ma i problemi rimangono sul tavolo” aggiunge Roger Zavoli mentre Jader Tosi ricorda che si possono fare errori ma è il non fare niente che ha portato sull'orlo del baratro. “Non accetto che a farci la morale sia chi ha partecipato alla devastazione”.
Alessandro Bevitori entra nei progetti e rilancia la proposta di una struttura interna per la gestione degli Npl riconvertendo il personale delle banche sammarinesi.
Denise Bronzetti torna sui documenti del tribunale. “ Le responsabilità politiche – dice - vanno accertate”. A sostegno riprende dichiarazioni passate di Zafferani, Santolini, la Ciavatta all'uscita delle prime indiscrezioni sul Conto Mazzini. “Che era bene distinguere responsabilità giudiziarie da quelle politiche e che queste ultime spettano all'Aula”.
Le responsabilità sono da ricercare in Aula – conferma Santolini - ma una volta che ci sarà qualcosa di concreto e non per documenti che non hanno prodotto rinvii a giudizio e che anzi, palesano una posizione contraria del segretario verso le proposte di quelle che la Bronzetti ha ribattezzato “banda bassotti”.

Da Capicchioni l'appello a remare tutti nella stessa direzione. “Pensare al paese è la priorità”. Sul piano di stabilità nazionale, però, “è impensabile si tiri dritto”. Direttrici e riforme enunciate – fa presente - sono quelle del programma del passato governo. Sull'Iva, ad esempio, c'è un progetto pronto, approvato dalla commissione europea che non è stato realizzato per disaccordi in maggioranza. Ma se il governo avesse preso la palla al balzo non avrebbe perso anni”.
“Possiamo risolvere problemi di portata epica con questa contrapposizione?” chiede Francesco Mussoni. Invita a cambiare formula politica, ad avere coraggio di riconoscere i passaggi sbagliati, anche i recenti, e di non buttare sospetto su 30 anni di politica. “Serve una sintesi, un'unità nazionale su come, con chi e in che tempi risolvere i problemi. Se facciamo questo sforzo allora probabilmente il dialogo con parti sociali e opposizione sarà più facile. Serve una lettura politica che unifichi il paese e renda ogni riforma possibile. Se non c'è unità d'intenti le riforme non si faranno.”
Luca Boschi condivide. Problematiche così complesse vanno affrontate con la più ampia condivisione e che occorre legittimarsi a vicenda. Chiedo solo se l'atteggiamento tenuto da suoi colleghi di partito e di opposizione vadano nella stessa direzione".
Il Consiglio – dice Tony Margiotta – è stato strumentalizzato per questioni non definite e non sono stati tenuti in considerazione dignità e rispetto di persone perbene. Invita a valorizzare questi principi. Se ci saranno manifestazioni e proteste democratiche noi li ascolteremo”


MF

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