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Decreto 10/2022: Accorpate funzioni senza ratio e analisi

25 gen 2022
Decreto 10/2022: Accorpate funzioni senza ratio e analisi

Libera è da sempre convinta della necessità di una riorganizzazione degli uffici che hanno lo scopo di aiutare le imprese a reperire le figure professionali più adeguate e, allo stesso tempo, di dare la possibilità ai disoccupati di trovare piena e soddisfacente occupazione. Ma riorganizzare non significa accorpare funzioni senza una ratio e un’analisi approfondita. Questo è quello che è successo con il nuovo decreto che è stato portato all’attenzione dell’aula dal Segretario Tonnini nello scorso Consiglio poi ratificato nel Dl n.10/2022. Ci soffermiamo, in particolare, sulle competenze che sono state attribuite all’Ufficio per le Politiche Attive e Centro di Formazione Professionale, oggi rinominato “Ufficio per il Lavoro e le Politiche Attive e Centro di Formazione Professionale”. Già di per sé il nome mette i brividi: un mix di funzioni e competenze assolutamente mostruoso e solamente un mago con la bacchetta magica potrà raggiungere gli obiettivi prefissati nel decreto in un ufficio così complesso.

COME ERA E COME DOVEVA ESSERE

Facciamo un piccolo excursus storico, l’Ufficio per le politiche attive per il lavoro era nato nel 2018 con l’obiettivo di cercare di aiutare i disoccupati a ricollocarsi facilmente o comunque cercando di accompagnarli in un percorso definito “Piano individuale di lavoro o di formazione”. L’obiettivo doveva essere “semplice”. Il disoccupato (quindi la persona che ha perso il lavoro e si ritrova in una condizione psicologica difficile) si doveva recare all’UPAL e iniziare un percorso con il funzionario dell’ufficio per cercare insieme di trovare occupazione oppure identificare dei percorsi di formazione per accelerare la propria “occupabilità”. Ovviamente i percorsi di formazione potevano essere svolti direttamente dal Centro di Formazione professionale che faceva e fa tutt’ora parte della stessa Unità Organizzativa e ha a capo lo stesso direttore. Quindi la ratio era sensata: tutto quello che serve al disoccupato faceva a capo all’Ufficio Politiche Attive per il lavoro, quello che invece serve all’impresa faceva a capo all’Ufficio Attività Economiche. A parole tutto bello e perfetto nella pratica poi si sono incontrate le prime difficoltà, perché tra UAE e UPAL non c’è stata spesso la giusta comunicazione e quindi, per esempio, l’azienda che voleva assumere o provare ad assumere una persona si trovava nel “limbo” dei due uffici che non sempre sono risultati efficienti.

COSA SUCCEDE ORA

Con il nuovo decreto, teoricamente, non ci dovrebbero più essere questi problemi perché vengono accorpate alcune delle competenze inerenti al lavoro (che prima erano dell’UAE) all’UPAL (o al vecchio UPAL) e quindi, per dirla “in soldoni”, fa tutto il nuovo Ufficio per il lavoro e le Politiche Attive e Centro di Formazione Professionale: attività di avviamento, conciliative, attività finalizzate al controllo del rispetto delle norme in materia di lavoro e le politiche attive per il lavoro e la Formazione. Fa sorridere come per la formazione non si sia fatto più nulla. Il Centro di Formazione Professionale che fa a capo sempre alla stessa Unità organizzativa è sparito: zero corsi di formazione e i questionari sui fabbisogni formativi per le aziende non vengono più proposti da due anni a questa parte: come facciamo a sapere quali sono le esigenze delle aziende? È un mistero. Si sono valutate le competenze di tutti i disoccupati? Era uno degli obiettivi dell’UPAL. Un’ultima piccola considerazione in conclusione: invece di assegnare tante competenze a nuovi uffici che dal nome sembrano Master e poi invece si rivelano Mignon, è arrivato il momento di capire dove possono effettivamente arrivare i nostri uffici pubblici e cercare anche delle collaborazioni con le forze sociali ed economiche, soprattutto in questi servizi che sono assolutamente importanti per la nostra cittadinanza.
cs Libera – San Marino


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