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Internazionalizzazione, presentata l'indagine Unindustria e Università Rimini

4 dic 2015
Internazionalizzazione, presentata l'indagine Unindustria e Università Rimini
Internazionalizzazione, presentata l'indagine Unindustria e Università Rimini
Aziende internazionalizzate e fortemente impegnate per creare valore aggiunto nel territorio in cui operano. E' questo il quadro dell'imprenditoria riminese che è emerso in occasione dell'evento "Internazionalizzare per crescere" che si tiene oggi, giovedì 3 dicembre alle ore 17.30, al centro congressi SGR di Rimini ed organizzato da Unindustria Rimini.

All'incontro, che ha chiuso il ciclo delle celebrazioni per il settantesimo di Unindustria Rimini caratterizzato da molti eventi come l'Assemblea annuale alla presenza del Presidente di Confindustria Giorgio Squinzi, sono intervenuti: Paolo Maggioli AD Gruppo Maggioli; Presidente Confindustria Romagna e Pres. Unindustria Rimini, Andrea Gnassi Sindaco e Presidente Provincia di Rimini, Sido Bonfatti Presidente Carim, Patrizio Bianchi Assessore Scuola, Formazione Professionale, Università e Ricerca, Lavoro – Regione Emilia Romagna, Licia Mattioli Presidente Comitato tecnico per l’internazionalizzazione e gli investitori esteri di Confindustria, Paola Giuri Professoressa e Responsabile dell’Unità organizzativa del Dipartimento di Scienze Aziendali Università di Bologna – Campus di Rimini.

Per un'impresa, indipendentemente se sia grande, media o piccola, oggi è sempre più fondamentale un buon rapporto con i mercati esteri. Negli ultimi dieci anni il grado di internazionalizzazione delle imprese riminesi è cresciuto costantemente.

La ricerca, realizzata dall'Università di Bologna-Campus di Rimini sui dati delle indagini export-internazionalizzazione elaborate da Unindustria Rimini nel tempo grazie al contributo di Banca Carim, rileva che le imprese campione impegnate in attività di import ed export, sono passate da 69 nel 2005 a 169 nel 2015. Le aziende esportatrici sono cresciute da 63 a 151 e quelle importatrici da 41 a 116.
Il 14% delle imprese esporta in modo persistente in tutto il periodo analizzato, mostrando anche un aumento dell’intensità delle esportazioni ed una vocazione marcatamente internazionale. Soprattutto le più piccole, rappresentano esportatori occasionali o che si affacciano per la prima volta sui mercati internazionali. Le imprese più piccole tendono ad esportare in pochi paesi, anche a causa dell’elevato rischio ed investimento associato a nuovi processi di internazionalizzazione.
Il numero di imprese che esporta in pochi paesi (da 1 a 5) è piuttosto elevato ed aumenta nel tempo in particolar modo nel 2014 e 2015, passando da meno di 50 imprese fino al 2010 a oltre 90 imprese nel 2015.

Le aziende stanno allargando L’ORIZZONTE GEOGRAFICO delle esportazioni aprendosi verso i principali Paesi emergenti, anche se distanti geograficamente e culturalmente. Restano preponderanti le esportazioni in Europa occidentale e dell’Est (in particolare Germania, Francia e Spagna - rispetto al 2005 Germania e Francia si scambiano la prima posizione). Seguono Asia, Stati Uniti e Russia. Rispetto al 2005 nelle prime dieci posizioni nel 2015 entrano Belgio, Cina, Olanda ed Emirati Arabi.

GLI OSTACOLI maggiormente percepiti (tra il 50%-60% del campione negli anni) restano l'individuazione di partner stranieri. Seguono, per una quota importante di imprese che nel 2014 arriva al 42%, la complessità delle operazioni legali, burocratiche ed amministrative. Fra gli ostacoli finanziari e di supporto l’inadeguatezza delle risorse finanziarie e l’assicurazione al credito all’export rappresentano barriere ritenute rilevanti soprattutto nel periodo 2010-2014 da oltre il 25% delle imprese.
Fondamentale l'importanza dell'esperienza sul campo, del fare sistema: dai risultati sulla percezione degli ostacoli e la necessità dei servizi ritenuti prioritari dalle imprese si può ritenere che le aziende abbiano acquisito esperienza nei processi di internazionalizzazione, e allo stesso tempo che il lavoro fatto da istituzioni ed associazioni territoriali come Unindustria Rimini, abbiano fornito servizi sempre più utili ed efficaci per l’apertura ai mercati internazionali delle imprese del territorio.


In occasione dell'evento sono stati PRESENTATI ANCHE IL BILANCIO SOCIALE AGGREGATO DELLE IMPRESE DI UNINDUSTRIA RIMINI.
Con il Bilancio Sociale Aggregato, le aziende partecipanti vogliono informare in modo trasparente tutti gli associati, le istituzioni e l'opinione pubblica sulla propria mission, sui valori nei quali credono e sulle attività coerenti con le attese degli attori sociali del territorio.
Al Bilancio Sociale Aggregato del 2015 (elaborato su dati riferiti al 2014) hanno partecipato 29 aziende che contano 7.660 dipendenti e 2.200 milioni di fatturato.
Il Valore Aggiunto globale netto 2014 supera i 572 milioni di euro. La remunerazione del personale: nel 2014 è stata di oltre 376 milioni di euro. La remunerazione della P.A., che non è altro che le tasse pagate rileva che le imprese hanno versato all’erario oltre 73 milioni di euro. Un dato che evidentemente sfata l’opinione che le imprese, specialmente quelle grandi, non paghino le tasse.
Analizzando il numero dei lavoratori, l’84% dei dipendenti risulta assunto con contratto a tempo indeterminato (di cui il 94% a full-time). Persiste da parte delle imprese aderenti al progetto la volontà di investire: nelle proprie persone: in formazione e sicurezza, con impego crescente rispetto al 2013, in ricerca e sviluppo; nello sviluppo dell’internazionalizzazione e dell’innovazione; nel mantenimento – e in diversi casi nel rinnovo – degli impianti, delle attrezzature e della tecnologia nel rispetto di precise politiche ambientali.

"Nel 2013, all'inizio del mia presidenza in Unindustria Rimini, e da settembre 2015 da Presidente di Confindustria Romagna - spiega Paolo Maggioli AD Gruppo Maggioli, Presidente Confindustria Romagna-Unindustria Rimini - come pilastri del mio mandato, ho individuato proprio l'internazionalizzazione e l'innovazione nella convinzione che le imprese debbano seguire queste due strade per rilanciarsi. La crisi ci ha obbligati a cambiare marcia e le imprese che sono sopravvissute a questi sette anni difficili e che ora sono pronte a cogliere i primi segnali economici positivi, ci sono riuscite perché hanno modificato i loro comportamenti ed hanno investito in internazionalizzazione ed innovazione. Grazie alla collaborazione con l'università di Bologna-sede di Rimini abbiamo realizzato due interessanti studi, lo scorso anno sull'innovazione quest'anno sull'internazionalizzazione, con l'obiettivo di misurare il trend delle nostre imprese e capirne le esigenze per poterle affiancare in modo sempre più efficace".

Comunicato stampa

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