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Sanremo: Teresa Mannino convince con ironia ed eleganza; l'Ariston riabbraccia Morandi

Le morti sul lavoro e gli appelli alla pace di Eros Ramazzotti e Giuliano Sangiorgi

9 feb 2024
Il servizio dell'inviato Luca Salvatori
Il servizio dell'inviato Luca Salvatori

Angelina Mango, Ghali, Alessandra Amoroso, Il Tre, Mr.Rain: è la terza top five di Sanremo 2024, frutto del giudizio della giuria delle radio e del televoto. Il festival riabbraccia Gianni Morandi e Russell Crowe, lancia appelli alla pace con Eros Ramazzotti e Giuliano Sangiorgi, grida basta alle morti bianche con Stefano Massini e Paolo Jannacci, ritrova i monologhi.

L'apertura, però, è tutta nel segno dell'ironia di Teresa Mannino. L'attrice demolisce la liturgia della scala, "è inutile, ci sono altri otto ingressi", entra in stile diva di Broadway, si stende in braccio a Il Volo, sferza a modo suo la sovraesposizione mediatica del festival: "I giornalisti stanno tutti qua, se succede un fatto nel mondo non lo sapremo mai: è un mese di incoscienza. Sanremo è un grande carnevale. L'unica cosa negativa è che stasera non mi posso vedere Sanremo".

Fa una battuta anche Morandi, venuto a riprendersi l'ovazione dell'Ariston un anno dopo con "C'era un ragazzo che come me amava i Beatles e i Rolling Stones" e "Apri tutte le porte". E soprattutto a ironizzare è Russell Crowe, tornato a Sanremo con la sua band The Gentlemen Brothers. "Al mio segnale scatenate l'inferno", scandisce in italiano l'epica battuta del Gladiatore di Ridley Scott, poi abbraccia Mannino urlando "Teresa" e quando l'attrice cita le altre star con origini italiane, suggerisce "Travolta, what that f**k!" e mima il Ballo del qua qua.

Per i 40 anni di "Terra Promessa", con cui vinse tra le Nuove Proposte, torna ospite Eros Ramazzotti. Trascina il teatro in un mega karaoke, poi lancia il suo appello: "Ci sono quasi 500 milioni di bambini che vivono in zone di conflitto, altri milioni che non vedranno mai la terra promessa: basta sangue, basta guerre. Pace! I nostri pensieri forever".

C'è spazio per un momento di riflessione sulle morti sul lavoro. Stefano Massini e Paolo Jannacci cantano "L'uomo nel lampo", storia di un operaio che muore in un'esplosione in fabbrica e lascia un bambino di pochi mesi. "Il lavoro è un diritto che non prevede la morte, proteggere i lavoratori è un dovere", dice Amadeus. E Massini: "C'è un amore di cui non si parla mai, ma fondamentale, quello che dovremmo avere per i nostri diritti, quelli che ci spettano, chiunque tu sia. Viva la dignità".






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