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Consulta su referendum: no a cannabis ed eutanasia. Sulla giustizia sì a 5 quesiti su 6

di Maria Letizia Camparsi
16 feb 2022

Bocciato il referendum che proponeva di depenalizzare la coltivazione della cannabis finalizzata all'uso personale e di eliminare la pena del carcere se non per traffico illecito. “Nel testo si faceva riferimento anche a droghe pesanti – spiega il presidente della Consulta Giuliano Amato – e questo ci avrebbe fatto violare obblighi internazionali”. Al vaglio c'erano anche sei quesiti sulla giustizia: cinque sono stati promossi, uno no. Sì all'abolizione della norma sull'incandidabilità prevista dalla legge Severino, alla limitazione delle misure cautelari, alla separazione delle carriere dei magistrati e sulle cosiddette “pagelle” sul loro operato, oltre al quesito sull'eliminazione delle liste di presentatori per l'elezione dei togati al Csm. Arriva invece un no per la responsabilità civile diretta per i magistrati. Ieri non è passato nemmeno il referendum sul fine vita, uno dei più attesi. Bocciatura che ha lasciato l'amaro in bocca a chi l'aveva proposto, Marco Cappato: "Non è una bella pagina per la democrazia in Italia - spiega il tesoriere dell'Associazione Luca Coscioni -. Il parlamento non hai mai discusso per 8 anni la legge di iniziativa popolare e quindi abbiamo ricorso al referendum. Ma non ci fermiamo, l'eutanasia legale andrà in porto". Di parere opposto è invece a Mario Adinolfi, presidente nazionale del Popolo della Famiglia: "Siamo rimasti da soli a spiegare perché questo referendum era irricevibile dal punto di vista giuridico. Abbiamo avuto ragione, oggi è una giornata di festa per tutta l'Italia Pro Life". Il presidente Amato ha poi replicato alle critiche spiegando: “Il quesito non era sull'eutanasia ma sull'omicidio del consenziente e questo sarebbe stato lecito in casi ben più numerosi e diversi da quelli dell'eutanasia".

Nel video le interviste a Marco Cappato (Associazione Luca Coscioni) e Mario Adinolfi, presidente nazione del Popolo della Famiglia




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