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Legge IVG in Aula: ampio dibattito, tra aspetti da potenziare e lacune da colmare

Ne dà lettura il segretario agli Interni Elena Tonnini, specificandone elaborazione e la ratio: quella di una legge che recepisca il quesito referendario.

di Annamaria Sirotti
27 apr 2022

E' la prima lettura, e dall'Aula viene evidenziata in maniera unanime la necessità di lavorare sul testo in Commissione, tra aspetti da potenziare e lacune da colmare. Da Pasquale Valentini (Pdcs), fissato il principio del rispetto della vita, che ritrova in tre aspetti del PDL: il voler evitare l'aborto, non considerarlo strumento di controllo delle nascite e definire l'IVG reato al di fuori degli ambiti previsti dalla legge. Ma fa notare una contraddizione: “Il poter abortire entro 12 settimane senza fornire motivazioni fa declassare la vicenda – dice – proprio ad un controllo delle nascite”. Chiede una legge chiara e attuabile Marica Montemaggi (Libera), che depenalizzi l'aborto e “non faccia sentire noi donne delle assassine”, invocando però - se si vuole un Paese ad aborto zero - di guardare a prevenzione ed educazione, dalla famiglia alla scuola.
In linea Carlotta Andruccioli (Domani Motus Liberi), che nel sollecitare strumenti di sostegno alla maternità, definisce l'aborto una sconfitta per la donna e la società. Ed evidenzia due delle lacune che sono poi stati quasi tutti i consiglieri a citare: in testa, l'obiezione di coscienza del medico e la tutela della privacy e riservatezza.
Da Maria Luisa Berti (Npr) critiche proprio all'impianto generale del testo che “regolamenta l'esercizio della facoltà abortiva più che il diritto del nascituro” - sostiene, ribadendo l'unica ratio nella “tutela della vita”. Sono soprattutto consiglieri uomini ad evidenziare l'assenza o la marginalità della figura del padre – in maniera bipartisan, da Michele Muratori di Libera a Gaetano Troina di Domani Motus Liberi, che tra le osservazioni parla della regolamentazione dell'aborto nelle strutture convenzionate fuori territorio come poco attuabile e torna a chiedere formazione dei giovani.

Guarda ai giovani, da educare alla “sessualità consapevole” il Segretario Andrea Belluzzi che auspica per i lavori in Commissione “capacità di ascolto ed esercizio di democrazia” e un accrescimento di qualità al testo dal lavoro in Aula. “Un testo da riempire di contenuti” per Matteo Ciacci (Libera) perché l'aborto sia “legale, sicuro e accessibile”, mentre è critico Andrea Zafferani (RF): “6 mesi di lavoro per una legge incompleta e che rimanda tutta la regolamentazione all'ISS”, invitando alla riflessione su aspetti mancanti, nonché sul tema delicato dell'aborto dopo le 12 settimane. “Spetta a noi – dice in merito Riccardo Stefanelli Pdcs) – costruire una legge completa, la migliore possibile, non è un tema della maggioranza o della opposizione è un tema del Parlamento sapendo che ci sono sensibilità diverse”. Sandra Giardi (Gruppo Misto) ricorda l'obiettivo della tutela della libera scelta consapevole, supportando la donna con una serie di strumenti sanitari, economici, assistenziali che le istituzioni dovranno mettere in campo. Dello stesso avviso Luca Boschi (Libera), che parla comunque di un “risultato storico” per il Paese, “togliendo un velo”. E di “svolta epocale, 44 anni dopo l'Italia” parla anche Matteo Zeppa (Rete), che chiede di spogliarsi delle ideologie, per una legge che tuteli la donna. “Il referendum ha abbattuto un muro” - dice anche Giuseppe Morganti, e “ha aperto un dialogo, anche se c'è molto da fare”, soprattutto nel sostenere la donna verso la scelta, “in maniera asettica, ma efficace”.
Apprezza un “dibattito articolato” Alessandro Mancini (NPR), auspica di proseguire in un percorso di condivisione, rilevando il contributo fattivo delle opposizioni. Sottolineatura mossa anche da Sara Conti (RF) che chiama l'Aula tutta al “migliore testo possibile”, pur nel rilievo della mancanza di strumenti per la coppia che deve scegliere.
“Rispetto delle posizioni in Aula, ma anche rispetto del volere referendario” sollecita Matteo Rossi (NPR). E su questo è provocatoria Eva Guidi (Libera): “Il referendum non è già stato celebrato?”, domanda, parlando di eco di campagna referendaria in Aula. “Si può fare di più in questa legge” - dice - per esempio, sulla prevenzione nei giovani, nonché nel supporto alla donna che decide di non abortire, ma non in questo pdl”.
 
“Siamo già in ritardo – dice Alessandro Bevitori (Libera) - non ci sono più ragionamenti da fare, dobbiamo applicare la volontà popolare”. Ferma posizione di Rete: per Emanuele Santi “la politica in 10 anni non ha voluto affrontare il tema"; Alberto Spagni Reffi rileva la “vergogna dell'Aula per i ritardi costanti verso i diritti delle donne. Abbiamo il dovere di cogliere la volontà popolare” - dice ed è perentorio insieme a Giovanni Zonzini: ne auspicano la rapida approvazione, “ci opporremo – dicono - a tentativi di porre ostacoli che la rendano inapplicabile”. Dalla Dc replica Maria Aida Selva: richiama i valori non negoziabili e parla di “uno dei momenti più bui per il Paese”, mentre per Barbara Gozi è la “sconfitta della vita. L'Ivg non è una soluzione, è una ferita”. Alice Mina, nel rilevare la delicatezza del tema, auspica “approccio intelligente e ascolto”, per arrivare a colmare le lacune del testo. Da segnalare, la stoccata di Nicola Renzi di RF al Segretario Ugolini: “Una legge così non l'avrei mai firmata – dice - non risponde alle richieste dei referendari”, chiedendo un confronto serio proprio con i comitati, prima dell'approdo in commissione. Dal Segretario alla Famiglia, Ugolini ribadita invece la piena aderenza del progetto al quesito referendario, tornando ad ammettere la necessità di mettere in campo strumenti accessori a tutela dei deboli e della vita nascente, nonché della genitorialità, ma conclude “è intollerabile che le donne sammarinesi continuino ad abortire fuori territorio”.





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