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Opposizioni sul piede di guerra: Vogliono due membri nel cda di Carisp

di Monica Fabbri
11 giu 2019
Conferenza Stampa OpposizioneConferenza Stampa Opposizione
Conferenza Stampa Opposizione

Cassa di Risparmio torna al centro dell'agone politico con le opposizioni sul piede di guerra. Il cambio di passo tanto auspicato non si è concretizzato, l'aria – dicono - non è cambiata. Nel mirino una maggioranza che “tira dritto con la forza dei numeri”, che “estromette la minoranza dal suo ruolo di controllo”, mentre Matteo Zeppa annuncia iniziative. Le strategie sulla Banca dello Stato non sono state condivise, a partire dall'azzeramento dei vertici per risolvere il problema Zanotti. “Bastava chiedergli di dimettersi”, attacca Stefano Canti, che parla di ballottini politici senza pensare alle conseguenze. “Mentre discutevamo della legge salva banche – commenta Iro Belluzzi – nessuno ci ha informati dell'intenzione di ridurre il cda da sette a cinque. Se ne sono fregati dei rapporti che si andavano a costruire, si sono rimangiati tutto in poche ore”. “Un atto di prepotenza e arroganza – attacca Alessandro Mancini – a pochi giorni da un referendum che certifica che Adesso.sm non rappresenta la maggioranza del paese”. Tony Margiotta ricorda che sono state concesse alla minoranza solo due ore per proporre un nome. “Non bastano per trovare un profilo adeguato. Abbiamo rifiutato – commenta – responsabilmente”. Una scelta che l'opposizione vuole condividere con associazioni di categoria e forze sociali. Ed essendo Carisp una società pubblica, torna a chiedere due membri. Piovono critiche alla riconferma di un cda che – fa notare Emanuele Santi - ha fallito, “ una banca che prende un milione al mese – dice – ha bisogno di figure competenti”. Dito puntato, poi sul neo presidente John Mazza, “ nome arrivato – attacca Elena Tonnini – a cose fatte”. Una scelta politica che definisce inopportuna. “Ci risulta essere ancora nel comitato di sorveglianza del Cis mentre sua figlia è Direttore del dipartimento Finanze”. La condivisione sulla legge salva banche è ormai solo un ricordo. Divide ancora una volta il metodo: “ non accettiamo – dicono - tentativi di fare ricadere su di noi responsabilità di altri”.

Nel servizio l'intervista a Elena Tonnini, RETE


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