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Reazioni sulla questione Giustizia

19 ago 2004
Reazioni sulla questione Giustizia
La questione giustizia continua a tenere banco soprattutto per le prese di posizione successive all’esposto presentato e alla decisione della Reggenza. I firmatari del documento avrebbero voluto una convocazione straordinaria del Consiglio Grande e Generale, la Reggenza non ne ha ravvisato le condizioni e ha scelto di mantenere le date già previste, dopo la pausa estiva. Una decisione non gradita e fortemente contestata. L’ultima dichiarazione in merito è dei Popolari, che in una nota parlano di Reggenza piegata ai capricci di chi ha denaro, potere e siede in congresso di Stato. Affermazioni pesanti seguite da critiche a chi si è schierato in favore dei Capi di Stato. “Guai a dire qualcosa - scrive Angela Venturini - la Reggenza non sbaglia mai. E quindi anche la più lieve critica diventa mancanza di rispetto. Eppure – aggiunge - se i nostri vecchi hanno inventato il Sindacato della Reggenza, una ragione ci sarà”. L’esponente dei Popolari riserva giudizi anche per il segretario dei Democratici, accusato di aver prima lanciato il grido d’allarme sulla giustizia e poi nascosto la mano che aveva scagliato il sasso. E dal partito dei Democratici interviene Fausta Morganti, secondo la quale il clamore sollevato sulla giustizia dimostra l’incapacità della politica di convivere con altri poteri. Le leggi – scrive in una nota – per garantire l’autonomia della magistratura ci sono, le ha varate il Consiglio su impulso del Governo Straordinario. La magistratura può oggi agire autonomamente, ma la politica non deve toglierle quella credibilità e autorevolezza che le leggi hanno voluto conferire. E’ possibile che un membro del Governo – scrive Fausta Morganti – debba rimettere il proprio mandato sulla base di precise e certificate motivazioni, senza farne né un erope né una vittima della politica. Una cosa dunque è il Governo Straordinario nella sua interezza, secondo l’esponente dei Democratici, altra sono i singoli componenti dell’esecutivo. La Morganti poi tira le orecchie ai firmatari dell’esposto sulla giustizia. L’ampiezza dei consensi – scrive – non è indice di maggiore maturità e consapevolezza della “questione morale”, ma ancora solo uno strumento improprio con cui si vuole far cadere un governo che ha scopi e obiettivi ben definiti. Questa ampiezza – conclude l’esponente del PdD – è invece ancora una volta indicativa del fatto che si preferisce il consueto paternalismo piuttosto che buone leggi.

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