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Le regole della diplomazia in Aula

27 nov 2013
Le regole della diplomazia in Aula
Le regole della diplomazia in Aula
Definire le modalità di accesso e di progressione nella carriera diplomatica, rivedere e integrare i vari gradi con relativo aspetto economico. Porre le basi per un consolidamento e la qualificazione della struttura diplomatica. Così il Segretario agli esteri presenta il progetto di legge che, sottolinea, vuole fare fronte alle nuove esigenze nella consapevolezza del ruolo strategico della diplomazia. Eliminato l'allegato che definiva gli aspetti retributivi. La revisione del trattamento economico, anticipa Valentini, può essere considerata all’interno delle scelte generali per la Pa. Sui requisiti per l’accesso chiede rigore, in particolare sulle competenze linguistiche. Sulla progressione di carriera non si introduce un meccanismo automatico. Gli anni di servizio non sono sufficienti, contano anche la rotazione tra sedi estere e le esigenze dell’amministrazione. Critico Marco Podeschi dell'Upr. Non vedo grandi novità, afferma, auspicando che ci siano finalmente dei concorsi. E chiede quali saranno le sedi strategiche in prospettiva e cosa si vuole fare della politica estera dal momento che tutto sta cambiando. Dalla spending review, ricorda Elena Tonnini di Rete, escono costi altissimi: circa 2 milioni 700mila euro per la diplomazia. Si parla potenziamento ma, afferma, si aumenta il carrozzone della segreteria di Stato. Luca Santolini di Civico 10 non condivide la scelta di lasciare al governo la definizione delle ambasciate strategiche. Sono scelte di politica estera di ampio respiro, dice, vanno definiti dal Consiglio. La diplomazia low cost, interviene il segretario socialista Simone Celli, ha prodotto nocumento. Sulle convenzioni serve un ragionamento complessivo e spero, sottolinea, non siano rinnovate quelle in essere. Condivisione arriva da Marino Riccardi del Psd che giudica opportuno prevedere il fabbisogno dei diplomatici di carriera, altrimenti si corre il rischio di non avere figure intermedie. Chi ha steso la legge, afferma Antonella Mularoni di Ap, pare interessato a tutelare chi è già dentro. Dopo 10 anni di carriera avremo solo “generali”, dice, invitando a promuovere i più bravi. Sembra che si parli della crema della Pa, polemizza Francesca Michelotti di Sinistra Unita, quando emerge un tentativo evidente di dare vita a una casta. Fabio Berardi invita a cogliere l’apertura al confronto. Il passaggio non è semplice, l’evoluzione è veloce e continua. Dobbiamo cercare le migliori professionalità, sottolinea, consapevoli che siamo un piccolo Paese.

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