Dire che non sia meritato, quando vince il migliore, contrasta con le regole dello sport. E dunque onore a Leo Messi, Pallone d’Oro, ripallone d’oro esattamente un anno dopo aver già vinto il trofeo individuale più ambito da quelli del calcio. E allora se sorpresa c’è è solo perché i soloni di France Football dicevano Sneijder, ma da questa edizione il premio è accorpato all’ex Fifa World Player. Capitani e Ct sono stati decisivi. Mezza sorpresa quindi, l’altra metà riguarda Josè Mourinho. Special anche nell’inedita versione commossa più che dal premio (miglior allenatore al mondo, riconoscimento che pareva destinato al Ct del Mondiale Del Bosque) dalle parole di Sneijder che dal palco ha esternato il suo piacere per aver lavorato con Mou. Parole dolcissime e sguardo meno truce nella doverosa replica: “Ho allenato la miglior squadra al mondo, alterimenti non sarei qui. Un premio che vorrei mostrare a tutti magari a San Siro”. L’ennesimo colpo di teatro dello Special One, lui che continua a sentirsi parte di una famiglia interista alla quale augura di vincere tutte le partite tranne quelle col Real. La professione non è un sentimento. Tra i 23 candidati al Pallone d’Oro nemmeno un italiano. Del resto un calcio ordinato e privo di talenti non alza alcun trofeo.
Roberto Chiesa
Roberto Chiesa
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