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Fumo: leggi diverse nei paesi UE

14 gen 2005
Fumo: leggi diverse nei paesi UE
Con campagne contro il fumo, a base di scritte ed immagini shock, l’Unione Europea ha da tempo dichiarato guerra alle sigarette, invitando in particolare gli Stati membri a seguire l’esempio dell’Irlanda, primo Paese ad aver proibito di fumare in tutti i luoghi pubblici con un provvedimento che risale al marzo scorso e a cui, ora, si allinea anche l’Italia. Grazie a questa misura restrittiva il numero dei fumatori irlandesi è sceso dal 27% del 2002 all’attuale 24%; le vendite del tabacco sono diminuite del 9%; mentre ristoranti e bar non avrebbero subìto alcun effetto negativo.
Al momento non esiste un piano per armonizzare le regole a livello comunitario. La gran parte dei 25 stati membri ha, infatti, approvato leggi che tendono a ridurre il fumo nei luoghi aperti al pubblico - dai bar ai ristoranti, alle scuole e ai trasporti - ma con forme di divieto molto diverse fra loro. In Belgio, ad esempio, bar, ristoranti e alberghi devono riservare appositi spazi ai non fumatori, ma la legge viene spesso ignorata. In Austria, una normativa proibisce di fumare nei luoghi pubblici, ma non nei bar e ristoranti. Solo in Paesi come Spagna e Lussemburgo c’è per ora totale assenza di regolamentazione, mentre tra i nuovi Stati membri, la Repubblica Ceca sta compiendo piccoli passi per giungere ad un adeguamento. I rischi per chi fuma sono davvero concreti se si pensa che le sole affezioni dovute al tabagismo costano circa 100 miliardi di euro all’anno, mentre i morti sono circa 650 mila nei 25 Paesi membri. E ancora oggi, nonostante tutte le campagne di prevenzione, un giovane europeo su tre, dai 15 ai 24 anni, fuma regolarmente.

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