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Helicobacter, colpisce il 40% della popolazione. L'esperto: debellarlo tempestivamente dimezza il rischio di sviluppare un tumore gastrico

1 mag 2021
Helicobacter, colpisce il 40% della popolazione. L'esperto: debellarlo tempestivamente dimezza il rischio di sviluppare un tumore gastrico

Se bruciori di stomaco e reflusso esofageo oggi possono essere debellati lo dobbiamo anche al professor Dino Vaira e ai suoi studi sulla eradicazione dell’Helicobacter pylori, il batterio cattivo, “capace di lavorare anche 20 anni nel nostro organismo, come il veleno di Cleopatra, e causare silenziosamente i tumori”. Ulcera e gastrite sono state le malattie del secolo; grazie all'individuazione dell'Helicobacter, che è valsa il premio Nobel nel 2005 ai medici australiani Barry J. Marshall e J. Robin Warren, l'ulcera, in particolare, è stata sconfitta definitivamente.

Benedetta de Mattei ha intervistato il prof. Dino Vaira – esperto gastroenterologo e Ordinario di Medicina Interna all’Università di Bologna, per capire come riconoscere l’Helicobacter pylori e debellarlo definitivamente per non subire conseguenze.





Cos’è l’Helicobacter Pylori e quanto è diffuso?
L’Helicobacter pylori è un batterio, dalla forma a spirale, molto diffuso che riesce a sopravvivere nello stomaco, nonostante il ph molto acido di questo ambiente, colonizzando la mucosa gastrica, ovvero il rivestimento dello stomaco umano e provocando una pericolosa infezione. Si chiama “pylori” perché ha sede nel piloro, una valvola importantissima che collega lo stomaco al primo tratto dell’intestino che è il duodeno. Si tratta della seconda infezione al mondo dopo la carie dentale. Questo batterio è infatti presente nello stomaco di 25 milioni di italiani, il 40% della popolazione e, di questi, 15 milioni sono asintomatici.

Quali sono i campanelli d’allarme?
L’infezione da Helicobacter Pylori può essere del tutto asintomatica ma l’infiammazione e i danni della mucosa possono determinare nel paziente anche i seguenti sintomi:
- Mal di stomaco
- Nausea o vomito
- Reflusso gastroesofageo
- Senso di pesantezza allo stomaco
- Cattiva digestione
- Pancia gonfia
- Diarrea o stipsi
- Dolore o bruciore gastrico
- Perdita di appetito

Quali sono le conseguenze se non curato?
È un batterio che deve sempre essere eliminato poiché se l’infiammazione non viene opportunamente curata può danneggiare le cellule e degenerare in malattie molto più serie. È infatti oggi ampiamente riconosciuto come l’infezione da HP, oltre ad essere spesso la causa di gastriti e ulcere, determini uno stato di infiammazione cronica e la produzione di sostanze che nel tempo danneggiano le cellule dello stomaco, determinando una serie di modifiche cellulari che possono progredire verso il tumore allo stomaco, in particolare il linfoma gastrico.





Come si arriva alla diagnosi?
Per capire se è presente o meno il batterio ci si può sottoporre a un esame, non invasivo e dunque non doloroso. Si può effettuare sulle feci oppure attraverso il respiro, entrambi sono molto accurati e, quindi, il paziente può scegliere in base alla disponibilità delle strutture ospedaliere.
- Test del respiro (Urea Breath Test), si esegue a digiuno soffiando in una provetta. Successivamente si beve un bicchiere di urea, una sostanza che interagisce nello stomaco con il batterio quando è presente. Dopo mezz’ora dall’assunzione del liquido si soffia nuovamente in un’altra provetta e in caso di positività vi sarà una produzione significativa di anidride carbonica che verrà rilevata con l’analisi del respiro. La sensibilità e specificità di questo test raggiunge il 94-98%.
- Test dell’antigene fecale: questo test consiste nella ricerca dell’Ag di Helicobacter Pylori nelle feci e sembra avere una sensibilità e una specificità simili a quelle dell’urea breath test.

Vi è poi l’endoscopia, più invasiva, dove in corso di esame vengono prelevati campioni (biopsie) della mucosa dello stomaco per esser poi analizzati al microscopio alla ricerca del batterio e/o di cellule dell’infiammazione presenti in caso di infezione cronica.

Come debellarlo?
Per debellare questo batterio vi è la famosa terapia sequenziale in cui nei primi cinque giorni si assume amoxicillina e nei successivi cinque giorni altri due antibiotici, la claritromicina e il tinidazolo. Per tutti i 10 giorni si associa agli antibiotici l’assunzione di un gastroprotettore per proteggere la mucosa gastrica. Questa terapia è in grado di debellare definitivamente il batterio nel 94% dei casi. Io suggerisco sempre in associazione anche i fermenti lattici che aiutano sia ad eradicare l’infezione che a preservare la flora batterica intestinale dall’insulto rappresentato dagli antibiotici. Laddove fosse invece ancora presente, in alcune strutture ospedaliere si riesce a eseguire l’antibiogramma, un esame molto sofisticato per trovare l’antibiotico mirato per ogni singolo paziente.

Esistono alternative agli antibiotici per l’Helicobacter?
Da anni è allo studio un vaccino. E ora si indaga sul microbiota. Vedo nei probiotici un possibile impiego come batteriostatici, coadiuvanti nel trattamento dell’Helicobacter, superando gli antibiotici. Sono in corso diversi studi e in futuro i probiotici potrebbero essere prescritti come medicamenti, andando a integrare o sostituire intere classi di farmaci come gli antiacidi o gli antibiotici, con meno effetti collaterali. Risultati che darebbero giovamento a milioni di persone.





L’alimentazione può aiutare?
In caso di infezione da Helicobacter pylori è importante seguire una corretta alimentazione e ridurre gli alimenti che possono peggiorarne i sintomi.
- Cibi da evitare:
- Alcol
- Cioccolata
- Cibi speziati e piccanti
- Caffè
- Bevande gassate
- Insaccati e Cibi grassi

È importante inoltre:
- Non saltare i pasti
- Masticare lentamente
- Fare piccoli pasti e non assumere eccessive dosi di cibo
- Fare attività motoria

Benedetta de Mattei






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