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Karnak: soddisfazione per la sentenza di assoluzione

18 mar 2008
La conferenza stampa
La conferenza stampa
Dopo l’assoluzione lampo di Karnak dall’accusa di esterovestizione, l’azienda sammarinese illustra una sentenza che interessa centinaia di imprese che investono in Italia.
La Commissione Tributaria di Rimini ha dato ragione a Karnak e torto all’Agenzia delle Entrate italiana che contestava all’azienda sammarinese l’esistenza di una stabile organizzazione materiale e personale della società in Italia. Soddisfatto il Presidente di Karnak Marco Bianchini che manifesta anche il suo dispiacere per come, da questa vicenda, sia scaturito un processo di piazza e l’accusa infamante di aver voluto sottrarre al fisco italiano delle imposte che non gli erano dovute. Bianchini parla di “canizza orchestrata dai nostri concorrenti che non riuscendo a batterci sul piano della qualità dei prodotti ci hanno voluto screditare”. I rapporti italo-sammarinesi, dice il Presidente di Karnak, non sono ancora riusciti a trovare il modo di esaltare le peculiarità reciproche. San Marino, ricorda, non è un paradiso fiscale ma la più antica Repubblica del mondo.
La Karnak era difesa da Massimo Antonini dello Studio Chiomenti. La sentenza ha accolto tutti e 10 i motivi di ricorso presentanti dall’azienda che aveva riunito in un'unica cartella tutti gli avvisi di accertamento dal 1998 al 2005. "Una sentenza molto ben motivata", sottolinea Bianchini, "la Commissione è entrata nel merito dandoci ragione su tutta la linea".
Anche il Segretario di Stato per gli affari esteri afferma di avere accolto con piacere la sentenza. "Karnak", ha detto Fiorenzo Stolfi, "non è l’unica azienda finita nel mirino dell’amministrazione finanziaria italiana, ed è stata una posizione comune – quella di Governo e organizzazioni di categoria - difendere le attività imprenditoriali sammarinesi. Non è una difesa d’ufficio ma di merito, perché non ci nascondiamo che dietro questo viene messa in pericolo la struttura economica di San Marino".
"Col governo italiano", aggiunge Stolfi, "stiamo lavorando perché in futuro l’amministrazione finanziaria di un Paese non metta in discussione rapporti che dovrebbero essere chiari. Lo stesso Ministro D’Alema, ha dichiarto che a volte queste procedure sfuggono al controllo del Governo e della politica. E’ anche volontà dell’esecutivo italiano, chiarire il concetto di esterovestizione".
"Se fosse entrato in vigore l’accordo del 2002", prosegue il Segretario agli esteri, "questo problema sarebbe risolto, ma la parte italiana non intende adottarlo perché non ritiene soddisfacente la parte sullo scambio di informazioni. Noi ci atteniamo alle disposizione Ocse e siamo pronti a collaborare per i casi di riciclaggio, finanziamento al terrorismo, frode fiscale e reati di grado superiore. Siamo vicini ad una intesa", conclude Stolfi, "penso che questo sia l’anno buono per l’accordo di cooperazione economica".

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