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Sentenza Buriani-Celli: il Consiglio s'infiamma e riaffiorano vecchie ruggini

di Monica Fabbri
12 feb 2024
Sentenza Buriani-Celli: il Consiglio s'infiamma e riaffiorano vecchie ruggini

Mentre sul Pianello i bancari protestano, in Aula la sentenza Buriani-Celli monopolizza il dibattito. Il titolare della Giustizia Massimo Ugolini pone l'accento sulla corrispondenza tra Confuorti e l'ex Segretario alle Finanze, prendendo le distanze dall'attacco di RF alla Presidente di BCSM Catia Tomasetti, “colei – dice - che ha tenuto la schiena dritta”. La verità è una sola, per Michele Muratori, ed è che Libera – allora composta da SSD e Civico 10 -"ha saputo mettere il punto a una situazione che stava degenerando". Ha staccato la spina troppo tardi, per Rete, Pdcs e Alleanza Riformista, che ricordano che fu SSD a volere Grais alla presidenza di Banca Centrale.

Non mancano critiche alla stampa, che il Segretario agli Interni Gian Nicola Berti definisce “non indipendente e inadeguata a un paese democratico”. Annuncia poi che metterà a disposizione dell'Aula lo scambio di mail tra Confuorti e Celli. Duro l'attacco a Buriani, accusato di concussione nell'esercizio delle sue funzioni: “Dava copertura alla cricca. Tutto finiva in archiviazione e venivano inquisiti gli oppositori", attacca Roberto Ciavatta; per Teodoro Lonfernini non basta la sospensione ma serve il licenziamento in tronco. Dal canto suo Matteo Ciacci dice basta ai tentativi dei “guastatori di rialzare lo scontro strumentalizzando scelte giudiziarie” e si appella ad un politica incentrata su priorità e risposte concrete. Raccoglie Matteo Rossi: “Costruiamo ponti, non teniamo conto dei falchi”.

Se per Alessandro Rossi per guardare al futuro occorre perdonare, per Matteo Zeppa la pacificazione passa da prese di distanza e chiara condanna, ricordando la denuncia di Confuorti ad Elena Tonnini: “Quando era il tempo di difenderla – dice - vi siete tirati fuori”. C'è poi chi, come Rossano Fabbri, sollecita la riapertura della commissione d'inchiesta, affinché emergano le responsabilità politiche. “Solo quando verranno accertate potrà avvenire la tanto agognata pacificazione”, aggiunge Denise Bronzetti.

“Qualcuno pensa ancora di fare la campagna elettorale con Confuorti”, commenta Nicola Renzi, che riporta l'attenzione sui grandi problemi del paese e invoca un “patto tra galantuomini per riscrivere le regole della convivenza democratica”, dividendo lavoro del tribunale dai compiti del Consiglio. Luca Boschi parla di tentativo di distrazione, con un intento: decidere chi farà il prossimo governo con la Dc. Ma per il Segretario del Pdcs Giancarlo Venturini “abbiamo l'obbligo di fare chiarezza su quanto accaduto, è nell'interesse delle istituzioni”. Insomma, lo scontro è servito. Mirko Dolcini spera che la ricerca della verità sia costruttiva, “per risolvere contrasti, non fomentandone altri”; il Segretario Fabio Righi dice “no al fuoco incrociato delle colpe, non è così che si chiude in maniera ordinata la legislatura” mentre Pedini Amati non ci sta a fare il gioco dei buoni e dei cattivi, “Non vorrei – dice - che si ritorni a fare il Governo con chi non si deve occupare di politica, così come noi non dobbiamo occuparci di giustizia”.

Sulle nuove alleanze parla il Segretario agli Esteri. “Si baseranno – dice Luca Beccari - su contenuti e serietà non dei singoli ma della politica. Non possono essere costruite sul tema della giustizia ma ci deve essere un elemento di chiarezza sui percorsi che ci hanno portato fin qui”. Proprio in apertura di lavori Lorenzo Bugli lanciava l'appello per un cambio di passo, invitando la politica ad unirsi nonostante le differenze per impostare - dopo la firma dell'Accordo Ue - un programma condiviso sulle priorità. Appello raccolto dal collega di partito Pasquale Valentini, che invoca un cambio di qualità del Consiglio: “Non è questa la modalità – avverte - per dialogare con l'Europa”.





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