Il marito, Antonio Leonardi, 55 anni, ritenuto affiliato al clan di Lauro, venne arrestato a Napoli all’inizio del 2002, per traffico di stupefacenti. Sua moglie, Rosa Cortese, per evitare il sequestro dell’ingente patrimonio accumulato illecitamente - secondo l’ipotesi accusatoria - simulò la vendita di alcuni immobili, ad una societa’ sammarinese: la Opus sa. Il bar Caracas, con il seminterrato e un piccolo appartamento - situati a Napoli, in via Roma, verso Scampia - vennero ceduti alla societa’ di San Marino, per 200mila euro, il 26 marzo 2002, con tanto di atto notarile e timbro di un legale sammarinese. Tutte carte acquisite dalla Direzione distrettuale antimafia di Napoli. Il Pubblico Ministero Luigi Gay pensa che si tratti di una vendita fittizia. Anche perché, nelle carte dell’indagine, risulta che un non meglio specificato ragioniere consiglio’ proprio a Rosa Cortese di vendere tutto ad una societa’ estera, perché così facendo l’autorita’ giudiziaria italiana non avrebbe potuto disporre il sequestro dei beni. Un consiglio che, col senno di poi, si è rivelato inefficace. La sezione misure di prevenzione del tribunale di Napoli, con ordinanza firmata dai magistrati Eugenia Del Balzo, Vincenzo Lo Monte e Lucia La Posta ha infatti disposto il sequestro beni ceduti alla Opus sa e anche altri immobili – tra cui un’edicola funeraria nel cimitero di secondigliano – per un valore complessivo di 2 milioni euro. Secondo la DDA di Napoli, all’epoca dei fatti e cioè nel 2002, l’amministratore unico della Opus, che attualmente ha sede al Worl Trade Centre, era un riminese di 56 anni. Di certo, al momento, la magistratura napoletana si sta muovendo senza chiedere la collaborazione al tribunale sammarinese. Verso il Titano non è partita alcuna rogatoria per saperne di piu’ della societa’ citata nelle indagini e neppure del suo amministratore.
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