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Micologica: "No alla completa liberalizzazione nell’edilizia"

18 gen 2011
San Marino - Micologica: "No alla completa liberalizzazione nell’edilizia"
San Marino - Micologica: "No alla completa liberalizzazione nell’edilizia"
Nei prossimi giorni il Consiglio Grande e Generale si appresta a votare l’Istanza d’Arengo che chiede “che chiunque possiede un terreno possa costruirvi sopra un’unità immobiliare ad uso residenziale per ogni componente la famiglia”. Praticamente la completa liberalizzazione nell’edificare sul territorio senza nessun ostacolo. Chi ha soldi e terreno può fare quello che vuole. Ormai si è capito che l’edilizia, dopo aver viaggiato ai 300 all’ora, sta rallentando dopo che in questi anni è stata guidata da immobiliaristi e speculatori che hanno comandato il territorio con l’aiuto dei governi, degli uffici pubblici e dei vari politici, credendo di andare avanti così quando anche un bambino sapeva che non poteva durare, essendo il nostro territorio non illimitato. Hanno costruito a più non posso, capannoni e appartamenti ora vuoti, superfici e volumi non per necessità ma solo per investire capitali in eccesso, un’espansione edilizia incontrollata che vediamo dappertutto è il frutto di una classe politica poco trasparente e di un territorio in mano al mercato edilizio. Ci hanno tolto tante risorse, la vivibilità, hanno distrutto il territorio, il paesaggio e adesso che cominciano ad annusare la crisi chiedono che ognuno possa costruire liberamente anche sulle aree agricole fregandosene dell’urbanistica, della pianificazione e della legge (PRG) nonostante abbiano sempre avuto tutto quello che volevano. Forse non è abbastanza massacrata la nostra campagna e il nostro paesaggio: ci voleva pure una richiesta assurda come questa a far aumentare le case sparse, le strade, le recinzioni, i servizi (luce, acqua, gas, fognature) e la frammentazione di un territorio dilagherà finendo sotto una colata di cemento. La dispersione di residenze aumenterà con il consumo del suolo incrementando pure la domanda di mobilità. Perderemo ancora di più quel patrimonio paesaggistico e territoriale che ha caratterizzato il nostro paese e anche quella coesione sociale e comunitaria che dovrebbe esserci nei nostri centri urbani. Così si costruiranno sempre più case a prescindere dai bisogni che non servono alla collettività ma a favorire investimenti sicuri. L’obbiettivo è solo quello di costruire a più non posso. Mentre si dovrebbe arrivare ad una politica urbanistica atta al risparmio del suolo, alla maggior tutela del paesaggio violentato e offeso dalla cementificazione legalizzata, alla prevenzione del dissesto idrogeologico riconvertendo il comparto edile sulla ricostruzione e ristrutturazione energetica del patrimonio edilizio esistente, che renda più vivibili e meno energivore le nostre abitazioni.

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