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Nel trattato di cooperazione anche l'accordo sui vigili del fuoco

22 gen 2004
Nel trattato di cooperazione anche l'accordo sui vigili del fuoco
Per sedare incendi di vaste proporzioni, e non solo per quelli, la Repubblica di San Marino ha sempre potuto contare sull’aiuto dei Vigili del Fuoco di Rimini, che non hanno mai esitato nel mettere a disposizione uomini e mezzi. Ma ora minacciano di sospendere gli interventi sul Titano che finora sono sempre avvenuti nella pressochè totale assenza di una regolamentazione legislativa, se si esclude l’accordo di buon vicinato italo sammarinese del 1939 che prevede genericamente il mutuo soccorso. L’episodio dell’8 agosto del 2000, quando a seguito dello scoppio di un silos, durante le operazioni di spegnimento di un vasto incendio a Galazzano, rimasero feriti 8 vigili del fuoco, oltre ai risvolti drammatici, pose all’attenzione anche il problema delle regole. Da allora, tante espressioni di buona intenzione – per il raggiungimento di una convenzione – e pochi fatti. Il comandante dei Vigili del fuoco di Rimini, Luigino Ercoli, ha anche contribuito alla stesura di una bozza di accordo, che in via informale, ha avuto il benestare delle amministrazioni dei due Stati. Il Segretario di Stato agli Interni, con delega alla Protezione Civile, Loris Francini, conferma. “Noi siamo pronti alla firma - dichiara -. Il testo dell’accordo ha il nostro assenso. Non riusciamo francamente a capire il ritardo, da parte dell’Italia. Questo aspetto – prosegue – comunque è stato inserito anche nell’accordo di cooperazione che stiamo definendo con Roma”. I vigili del fuoco di Rimini, chiedono, che la convenzione regolamenti e tuteli, soprattutto sotto il profilo della prevenzione. Con particolare riguardo alla conoscenza delle sostanze e del materiale trattato nelle aziende delle zone industriali ed artigianali e ai sistemi di sicurezza esistenti. E se entro due mesi, non si firma, la minaccia della sospensione degli interventi nel territorio sammarinese diventerà reale. I Verdi italiani intanto in una interrogazione alla Camera chiedono che l’Italia faccia pressione su San Marino affinchè attui una seria politica ambientale di controllo su impianti e processi produttivi.

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